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lunedì 3 aprile 2017

Cornetto&Cappuccino. Un post su Facebook cambia la vita


Un post su Facebook cambia la vita

Uno dice: “...tanto è solo per i miei amici...”. Invece no, un post su Facebook che si pensa riservato a pochi intimi, in un click può trasformarsi in un'arma di distruzione della privacy.
Su FB ce ne hanno dette di tutti i colori. Più teniamo alla nostra riservatezza e più sembra che gli altri si divertano a metterci in piazza. C'è il desiderio, anzi la voglia matta, di svelare tutto di noi e della nostra vita reale che, proprio perché vera, desidereremmo tanto restasse nostra. E più consideriamo i social un sano divertissement, più ci ritroviamo proposti al pubblico ludibrio, quella gogna mediatica che porta i più deboli al suicidio e quelli a cui frega davvero poco, a una pubblicità insperata.
Incapaci di avere una vita nostra, affidiamo ai social quello che vorremmo essere, le nostre aspettative inconfessabili, le frustrazioni più intime, nascoste e profonde. Magari ci scappa di scrivere una frase interessante e i nostri amici, ai quali è destinata, iniziano a condividerla, e i loro amici fanno altrettanto fino a renderla patrimonio della rete. In fondo avevi scritto solo uno sfogo legato al momento particolare, e invece quello sfogo diventa improvvisamente un adagio scolpito sul marmo che l'Unesco tutela a dispetto tuo e dei santi.
Fino a quando queste cose riguardano gli adulti, i maggiorenni e vaccinati, si pensa siano in grado di rispondere a parole o con silenzi significativi agli attacchi e ai gossip. Ma quando riguardano i minori l'argomento si fa delicatissimo e i genitori o i familiari fino all'ennesimo grado di parentela, dovrebbero essere sottoposti non al giudizio popolare ma a quello della magistratura.
Partendo da queste considerazioni, il Garante per il trattamento dei dati su Internet, ha ordinato a una donna di rimuovere la sua pagina Facebook proprio per aver violato il diritto alla riservatezza della figlia. È accaduto che, a separazione ultimata, la signora ha postato su FB molti aspetti delicati della sua vita matrimoniale, coinvolgendo in questo chiacchiericcio anche la figlia minorenne.
L'ex marito l'ha denunciata non per le cose scritte su di lui ma proprio per quelle che riguardavano la figlia e il garante gli ha dato ragione. Alla base della condanna, troppo mite per tanta cretinaggine, il Garante ha sancito proprio il valore di questo concetto: “Un post non rimarrà mai un fatto privato e la legge punisce chiunque consenta l'identificazione di un minore attraverso qualsiasi mezzo”.
Ultimamente la Polizia Postale è intervenuta per un altro fatto, quello che molti giornali hanno riportato nelle notizie minori. Un gruppo di ragazzini ha violentato una coetanea riprendendo in diretta il fattaccio. Pur sapendo che quando stavano vedendo accadeva davvero in quel momento, e non era un film porno, nessuno ha mosso un dito.
Troppo grande la voglia di spiare la vita degli altri e demenziale il fatto che qualcuno possa dire, “non sta accadendo a me”.


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